Correva l’anno 1827, al Teatro alla Scala di Milano debuttava la prima rappresentazione del Pirata di Vincenzo Bellini e ad Ancona veniva inaugurato il Teatro delle Muse: 180 anni da celebrare insieme, dunque.
Opera fortunatissima nell’Ottocento per la struggente bellezza di molte pagine e per la suggestiva tinta espressiva, Il Pirata uscì precocemente dal repertorio a causa della difficoltà di reperire cantanti in grado di assolvere le ardue esigenze belcantistiche scritte per voci leggendarie come quelle del tenore Giovanni Battista Rubini e del soprano Henriette Méric-Lalande. Uno sporadico recupero dell’opera avvenne nel 1935 in occasione delle celebrazioni del centenario della morte di Bellini con un grande tenore marchigiano nel ruolo del titolo, Beniamino Gigli, a Roma e a Palermo. Perché l’opera torni alla Scala di Milano e sui palcoscenici lirici con una certa stabilità bisogna aspettare il 1958 con una coppia straordinaria come Maria Callas e Franco Corelli, il tenore di Ancona. Un’ultima nota storica. Al Teatro delle Muse, Il Pirata approdò, per la prima ed unica volta nell’Ottocento, quattro anni dopo il debutto alla Scala.
In occasione della nuova produzione belliniana che debutta mercoledì 24 (repliche 26 e 28 gennaio), la sartoria del Teatro delle Muse realizza completamente per la prima volta i costumi dell’allestimento.
Peraltro, potremmo definire questo di Ancona Il Pirata dei debutti” perché l’intero cast affronta l’opera per la prima volta: Mariella Devia (Imogene), José Bros (Gualtiero), Vladimir Stoyanov (Ernsto), il direttore Bruno Bartoletti, il regista-scenografo-costumista Pier’Alli.
Lo spettacolo vedrà come sempre la partecipazione dell’Orchestra Filarmonica Marchigiana e del Coro Lirico Marchigiano “V.Bellini”, diretto da David Crescenzi.
In parte, questo è anche “Il Pirata dei ritorni” perché tornano alle Muse: Mariella Devia, magnifica Elettra nell’Idomeneo dell’anno inaugurale; José Bros, impeccabile Belmonte nel Ratto dal serraglio della scorsa stagione; Vladimir Stoyanov, intenso Conte di Luna nel Trovatore.
Il Pirata, melodramma in due atti, libretto di Felice Romani, alle Muse avrà una durata di 3 ore compreso l’intervallo. Il capolavoro belliniano ha ben 25 scene con il coro, 5 scene soliste e 3 duetti. Si apre la procella di uno splendido coro, mentre il magistrale finale dell’opera riserva una delle prime grandi “scene di pazzia” che si ricordino.
Opera fortunatissima nell’Ottocento per la struggente bellezza di molte pagine e per la suggestiva tinta espressiva, Il Pirata uscì precocemente dal repertorio a causa della difficoltà di reperire cantanti in grado di assolvere le ardue esigenze belcantistiche scritte per voci leggendarie come quelle del tenore Giovanni Battista Rubini e del soprano Henriette Méric-Lalande. Uno sporadico recupero dell’opera avvenne nel 1935 in occasione delle celebrazioni del centenario della morte di Bellini con un grande tenore marchigiano nel ruolo del titolo, Beniamino Gigli, a Roma e a Palermo. Perché l’opera torni alla Scala di Milano e sui palcoscenici lirici con una certa stabilità bisogna aspettare il 1958 con una coppia straordinaria come Maria Callas e Franco Corelli, il tenore di Ancona. Un’ultima nota storica. Al Teatro delle Muse, Il Pirata approdò, per la prima ed unica volta nell’Ottocento, quattro anni dopo il debutto alla Scala.
In parte, questo è anche “Il Pirata dei ritorni” perché tornano alle Muse: Mariella Devia, magnifica Elettra nell’Idomeneo dell’anno inaugurale; José Bros, impeccabile Belmonte nel Ratto dal serraglio della scorsa stagione; Vladimir Stoyanov, intenso Conte di Luna nel Trovatore.